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Usare AI - sì o no?

Visto che se l’AI potesse scrivere da sola una tesi valida tutto il resto della presente guida non servirebbe a una mazza, mi sembra giusto che questo sia l’argomento di “apertura”.

Se si possa usare l’AI per scrivere parti di una tesi (o comunque per “alleggerire” il compito) è una domanda cui è difficile dare una risposta in poche parole. Quello che segue è una mia personale opinione e non è detto che sia corretta al 100%, anche perché è una cosa che scrivo in questo momento e che non è detto che resterà valida per sempre.

L’AI si può utilizzare per un progetto di ricerca per diverse ragioni e con diversi scopi. Ma l’AI non può sostituire l’intelletto umano (per ora) e non si può pensare che l’AI scriva una tesi, o un articolo scientifico, senza fare degli errori.

AI e outline di un lavoro

La mia personale idea è che l’AI si possa usare per fare un outline del lavoro, che però deve poi essere valutato criticamente dopo aver letto un po’ di materiale. Questo perché è plausibile che alcune cose sfuggano all’AI, ma allo stesso tempo è verosimile che alcune cose sfuggano all’intelligenza umana. Quindi l’AI può aiutare a non perdere parti importanti del nostro tema di ricerca, ma serve comunque applicare un po’ di materia grigia per rendere il lavoro valido da un punto di vista scientifico e accademico.

Facciamo un esempio: potrei pensare di fare una tesi sugli effetti cardiocircolatori dell’uso di peperoncino (se ve lo state chiedendo: sì, ci sono articoli pubblicati sul tema, ad esempio questo). Facendo richiesta a uno dei tanti LLM, esce una cosa simile a questa:

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Benissimo! Ci sono un po di cose cui personalmente non avrei pensato (ma del resto non sono un grande esperto di peperoncini, neanche in cucina), come ad esempio i possibili effetti positivi sulla termogenesi (cioè sulla sensazione di calore) come meccanismo di prevenzione cardiovascolare.

Ma ci sono anche tante cose che mancano: ad esempio, nell’outline non si parla del fatto che alcuni tipi di dieta hanno un maggior consumo di peperoncino, fra cui la dieta mediterranea, che è considerata una vera e propria terapia per la salute cardiovascolare. O ancora, non si parla del fatto che non tutti i peperoncini hanno lo stesso grado di piccantezza (in termini tecnici, hanno diverse unità Scoville). O ancora, non si parla delle possibili interazioni con altre abitudini: ad esempio, chi mangia più peperoncino beve anche più alcolici o fuma di più? (se ve lo state chiedendo, la risposta sembra essere sì - link). E poi non si parla dei rischi derivanti dal consumo di peperoncini particolarmente piccanti, quindi devo ancora consideare che c’è il rischio di sviluppare (ad esempio) una gastrite per cui dovrò assumere farmaci che, guarda un po’, potrebbero creare effetti negativi su alcuni parametri cardiovascolari…

Quindi come dire: l’outline che vi viene prodotto da un Chatbot va bene per avere qualche idea, ma questo outline non può e non deve essere considerato valido al 100% o completo al 100%.

AI per migliorare il testo

Ecco, questo è un altro aspetto. Usare l’AI per rendere più comprensibile il testo o - fa strano dirlo a studenti universitari - per correggere la grammatica è qualcosa cui è difficile dire di no. Anche qui però, teniamo in considerazione alcuni aspetti. Il primo è che dobbiamo comunque verificare se il senso di quello che abbiamo scritto è corretto. Non è raro che un Chatbot travisi il senso di alcune frasi (specialmente se prima le avevamo scritte in maniera incomprensibile) e che quindi corregga male il testo. Il secondo, è che personalmente ho un po’ di titubanza a dare testi scientifici scritti da me “in pasto” a un Chatbot, perché da un certo punto di vista sembra come di perdere la “proprietà” di quello che scrivo. Questa magari è una fissa mia, ma i testi che noi forniamo al Chatbot possono essere usati come “training” dal chatbot stesso (…credo…). Comunque sia, software come Word hanno la correzione automatica del testo da penso più di 30 anni, quindi diciamo che non ci sono particolari problemi nel fare affidamento su varie LLM per migliorare la leggibilità di un testo.

AI per tradurre testi

La letteratura scientifica è, per definizione, internazionale, e al momento attuale la quasi totalità degli articoli scientifici disponibili online sono in inglese, dal momento che è la lingua internazionale per eccellenza. Se non parlate inglese fluentemente, non preoccupatevi: fra i tanti usi dell’AI c’è anche quello di aiutarvi con la traduzione. Rispetto agli albori di internet le traduzioni hanno fatto passi da gigante e l’uso dell’AI permette anche di mantenere il “contesto” della traduzione. Non è perfetto al 100%, ma va bene. Considerate che alcuni software (tra cui lo stesso Zotero che vi dicevo prima) hanno la possibilità di “automatizzare” la traduzione, rendendovi il compito meno gravoso.
Comunque sia, suggerimento da amico: approfittate dell’occasione per imparare un po’ di inglese scritto, e poi proseguite con una serie in streaming in inglese o facendo pratica con Duolingo o simili. Se siete studenti in regola, iscritti alla fine delle scuole superiori all’Università, verosimilmente dovreste avere ancora sufficiente plasticità cerebrale (argomento su cui torneremo più avanti…) per imparare l’inglese senza troppe rotture. E sì, è ovvio che cerchiamo una confort zone usando l’AI per tradurre, ma è proprio il tentativo di cercare di uscire da questa confort zone che aiuta l’apprendimento…

AI per cercare fonti bibliografiche

Oh, questo sì che ci piace, ma anche qui c’è da ragionare un attimo. Ci sono molti siti che aiutano a trovare fonti bibliografiche usando chiavi di ricerca più “umanamente comprensibili”. Io personalmente uso quasi quotidianamente Elicit e Consensus, ma sono certo che ogni giorno venga sviluppato un nuovo sito simile.
Fare una ricerca su un motore di ricerca è non proprio un’arte, ma comunque una pratica che richiede una certa competenza. Chiavi di ricerca troppo “larghe” portano a troppi risultati, e viceversa chiavi troppo ristrette portano a risultati eccessivamente scarsi. Inoltre, è facile che alcuni risultati “sfuggano” per problemi lessicali. Per cercare articoli su un determinato argomento posso usare diverse chiavi di ricerca, e non sempre i motori di ricerca sono sufficientemente “smart”. Ad esempio, se cerco “funzione sessuale” o “disfunzioni sessuali”, anche se vado a cercare più o meno la stessa cosa, troverò risultati diversi. L’uso dell’AI un po’ aggira questi problemi, e vale la pena provarci. Anche qui: non bisogna affidarsi solo all’AI ma può essere uno strumento utile.