Cos’è una fonte bibliografica e perché dovrebbe importarmene qualcosa?
Quando parliamo di fonti bibliografiche (in inglese reference) facciamo riferimento a un testo - un libro, un articolo scientifico, o un report - che abbiamo intenzione di utilizzare per la stesura della nostra tesi.
Il 90% del lavoro di una tesi è fondato sulla letteratura scientifica. Anche le scoperte più importanti della scienza moderna partono da presupposti teorici e pratici precedenti. Non ci sarebbero stati Watson, Crick e la scoperta del DNA se non ci fosse stata prima la foto 51 di Rosalind Franklin, gli esperimenti di Griffith e Avery, o ancora più indietro nel tempo gli studi sui piselli di Mendel, o ancora prima quelli sull’ereditarietà dei caratteri di Darwin…
In parole povere, ogni studio - che sia una revisione della letteratura o uno studio sperimentale - parte da un presupposto e porta avanti la ricerca in quella direzione, o (più raramente) scopre qualcosa che contraddice la precedente teoria e porta verso una nuova destinazione. In generale, citando quello che diceva Popper (il cosiddetto “principio di falsicabilità”), una teoria è scientifica solo se si espone alla possibilità di essere smentita da esperimenti od osservazioni che potrebbero dimostrarla falsa.
Ok, ho un po divagato. Scusate 😄
Dicevamo, comunque. Il 90% del lavoro di tesi è basato sul fatto di conoscere la letteratura di quello che vorrete trattare. Quindi trovare letteratura idonea è fondamentale, ed è ancora più importante riuscire a trattenere in memoria parte di quello che leggete.
All’inizio, chiariamolo subito, non sarà facilissimo. Io ricordo quando stavo preparando la mia tesi, e il mio capo ogni tanto mi snocciolava perle tipo “devi leggerti il paper scritto da Tizio nel 2005” o “leggiti il paper intitolato Così e così” ed io, con gli occhi del deficiente, me lo guardavo pensando “ammazza quanto è bravo che si ricorda tutti gli studi a memoria.
Spoiler. Nessuno si ricorda tutti gli studi a memoria. Ma alcuni studi, quelli più “epocali”, è facile che rimangano in testa più a lungo. E se ci pensiamo è normale: li leggiamo oggi, li rileggiamo domani, poi sentiamo il collega che ne parla a un congresso, poi ci troviamo a ripensarci quando leggiamo un altro articolo simile e… ecco qui che il nostro cervello ha memorizzato la cosa. È il principio delle “spaced repetitions” che contribuiscono a far sviluppare nuove sinapsi e che rendono più facile l’apprendimento.
Ribadisco: non succederà per tutti gli studi, ed è anche per questo che ci sarà un’ampia sezione sul “secondo cervello informatico” più avanti in questa guida.
Dove si trovano le fonti bibliografiche?
Ogni settore ha le sue banche dati e i suoi motori di ricerca. In medicina e (spesso) in psicologia, è utile fare riferimento a PubMed, che è il principale database di articoli a tema life science e biomedical. PubMed è un database americano, quindi è in lingua inglese, ma contiene informazioni sulla letteratura internazionale. Capiamoci, quasi tutti gli articoli indicizzati da PubMed sono in inglese, ma c’è anche una sparuta minoranza di articoli in altre lingue. Questo non significa che si possano usare solo gli articoli in italiano per un lavoro di tesi, ovviamente…
Ci sono altri database utili da usare, fra cui Google Scholar, che come forse potete immaginare è di proprietà di Google. Scholar trova MOLTI più risultati rispetto a PubMed, perché cerca anche nella cosiddetta letteratura “grigia”, che include tesi di dottorato, articoli semi-scientifici, articoli non ancora pubblicati ma in pre-print e via dicendo. Usatelo son un pizzico di attenzione in più, perché potreste incappare in materiale che potrebbe non essere stato mai revisionato, e quindi andreste ad informarvi su fonti potenzialmente errate.
In ambito psicologico, un altro sito di ampio uso è PsycInfo, della American Psychological Association. Non ho grossa esperienza con questo motore di ricerca, quindi non so aiutarvi un granché.
Per il resto, usate un po’ di attenzione e di cervello. Trovate un bellissimo video di Barbascura X, di Veritasium, di Neil deGrasse Tyson o di chi vi pare e volete citarlo? Generalmente, non potete. Non perché siano fonti “sbagliate”, ma perché in realtà non sono propriamente fonti validate. Però - c’è sempre un però - potete fare attenzione alle descrizioni dei video e vedere se ci sono citati degli articoli interessanti. E quelli articoli potete utilizzarli eccome! Trovate un articolo su Focus? Stessa storia.
Ci sono altri suggerimenti?
C’è Consensus, un ottimo sistema di ricerca per fonti scientifiche con intelligranza artificiale. Molto comodo (io lo sto usando parecchio), gratis, basta mettere una frase come chiave di ricerca per vedere che tira fuori. Crea anche un riassuntino brevissimo, che può essere utile per apprendere due cose al volissimo sull’argomento.
Anche Elicit fa la stessa cosa. I risultati di Elicit e Consensus, come potete immaginare, non sono molto discordanti.
ResearchRabbit crea una rete di articoli in base a quelli che gli date “in pasto”. Se avete già un po’ di materiale vi può essere utile per trovare articoli affini. A me piace molto ed è stato utile svariate volte. Si integra con Zotero, software per la gestione della bibliografia di cui abbiamo parlato nella sezione Software e di cui torneremo a parlare nella prossima sezione.
Open Knowledge Maps è un sistema di ricerca simile a Consensus: crea un grafico dove mostra sulla base delle 100 pubblicazioni più rilevanti (non so in base a cosa valuti cosa sia la “rilevanza” di un articolo) una sorta di mappa concettuale dei temi, e include i vari paper in ogni sottogruppo. Mai usato, ma pare che sia carino.
Se ci siete, è il momento di passare alla fase successiva: come gestire e studiare la bibliografia.